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A cena le due sorelle parlarono poco, rispondendo quasi a monosillabi. Spiluccarono il cibo.
– Il cibo sta finendo – Asteria si rivolse sottovoce ad Alyah – Non so che fare –
– Troveremo una soluzione, vedrai. Finirà tutto questo – cercò di rincuorarla, anche se non credeva alle proprie parole. Si sentiva stanca, sfinita dal peso che tutti le mettevano sulle spalle. Le mancava l’aria e le faceva male il petto.
Il Mago si alzò e cercò di attirare l’attenzione delle due sorelle. Lasciarono la tavolata in sua compagnia.
– Abbiamo poco tempo – disse lui chiudendo la porta dietro di sé – Abbiamo bisogno di voi per salvarci –
Alyah ed Esperia si guardarono incredule in faccia: perché tutti si aspettavano un miracolo impossibile proprio da loro?
– Dovete richiamare l’Esercito dei Morti. Tra non poco le truppe che sono appostate qui fuori ci attaccheranno, illusione del castello verrà scoperta –
– Ma come? Come possiamo noi due richiamare un esercito di persone morte chissà quanti anni fa, è impossibile! – affermò Esperia.
– Dobbiamo difenderci – disse il Mago.
– Il drago – pensierosa Alyah stava cercando un modo per salvare la pelle, una soluzione pratica e non una leggenda – Quando i vostri soldati ci vennero incontro vidi un drago precederli –
– Quel drago non può fare nulla di male, lo creo utilizzando delle semplici goccioline d’acqua-
– Però riesce a tenere impegnati dei soldati in un combattimento inutile, poi possiamo difendere le mura con olio bollente… almeno proviamo a difenderci… anche se non avremo possibilità di una vittoria, potremo dire di averci provato-
– Possiamo usare anche più di un drago – continuò il Mago – Sei stata educata da Crise perciò non ti sarà difficile imparare questa tecnica –
– Bene – disse Esperia – Ora organizziamo un’ottima difesa. –
– Non abbiamo possibilità di salvezza, lo sai vero? – le disse Alyah mentre uscivano dalla sala e si dirigevano verso le camere.
– Si, lo so – affermò sua sorella senza alzare lo sguardo.
Alyah la lasciò nel corridoio che portava alle camere e si diresse verso il salone da pranzo con la speranza di ritrovarvi Altea e di aggiornarla su ciò che le era stato detto dal Mago. Ebbe fortuna.

Tutto il gruppo raggiunse le principesse nella grande sala riunioni del castello.
Il Mago si sedette al tavolo circolare, chiuse momentaneamente gli occhi per poi riaprirli fissando le due principesse.
– Ho fatto un giro di perlustrazione per le mie terre sotto mentite spoglie: le truppe di Borea sono ovunque. Siamo assediati. Hanno scoperto anche i passaggio che avete utilizzato per venire qui. Presto scoprirà il castello, la mia magia non è eterna, non sono un ragazzo giovane ed è stancante continuare a mantenere queste illusioni, giorno e notte. Ci dobbiamo preparare ad un attacco.-
– Ma siamo pochi! – notò allarmata Esperia.
– No, se risvegliate il Re dell’Esercito dei Morti –
– Scusi? potrebbe spiegare meglio? – confusa Alyah si mosse sulla sedia.
– Allora non conoscete la nostra leggenda? Vi spiegherò: nel vostro Regno esiste la leggenda delle due fanciulle, le due prescelte di sangue reale – dagli sguardi delle ragazze capì che conoscevano tale leggenda – mentre nel Regno di Affrantus vi è la leggenda di un grande Re addormentato, quello di cui prima vi ho accennato, il quale sarà risvegliato da due fanciulle che posseggono un unico cuore… Voi-
– Noi?! – dissero in coro le sorelle – Ma se abbiamo appena scoperto di essere sorelle! E poi non sappiamo nemmeno combattere come possiamo noi salvare tutti?! E risvegliare un morto!-
– Ora vi spiego, ho studiato molto questa leggenda che, in modi diversi, è parte integrante della storia di tutti i continenti. Si dice che in passato i due Continenti fossero uniti e che tre sovrani li governassero con giustizia. Erano figli degli Dei e i loro cuori erano puri, immacolati dai sentimenti umani.
Un giorno furono scacciati dall’avidità degli uomini e scomparvero senza lasciar traccia del loro passaggio. Solo uno di loro lasciò su queste terre il suo unico figlio, addormentato e nascosto in un luogo segreto. Comunque è specificamente descritto che solo due fanciulle, sorelle e dotate di uno speciale potere, potranno risvegliarlo. Le due fanciulle nasceranno quando le due lune saranno piene e verranno divise dalla nascita, il perché non è chiaro… non ho trovato molte storie sul motivo della vostra separazione ma…-
– Si fermi Mago – disse Alyah rivolgendo uno sguardo incredulo alla sorella – Non vi è mai venuto in mente che possiamo anche non esser noi? Non abbiamo nessun potere speciale!-
– E poi – continuò Esperia – Anche se siamo nate con le lune piene, questo non significa proprio nulla! In più siamo venute al mondo in anni differenti! Come fate a sapere che siamo noi? –
– Non lo sappiamo – ammise il Mago – Lo speriamo e lo crediamo per la salvezza dei Regni-
Le due principesse tacquero. Tutti mettevano nelle loro mani missioni importanti , le loro vite e le vite di migliaia di persone senza sapere se le Leggende avevano realmente un fondo di verità, senza preoccuparsi del fatto che loro due non erano sicuramente le uniche fanciulle di discendenza reale nate con la luna piena.
– Vi vedo taciturne. Sarete stanche ed affamate. Raggiungiamo gli altri a tavola, ci staranno aspettando! –
Le due sorelle lo seguirono come addormentate, in realtà speravano che tutto ciò fosse solamente un sogno. Non era reale quello che stava succedendo.

Aron era rimasto nella propria stanza e dalla finestra che dava sul giardino osservava il suo comandante timoroso di rivelarle i propri sentimenti.
– Aron! – un urlo da dietro le spalle.
– Oh, Michael sei tu ! – si era voltato di scatto e reagendo istintivamente si era messo in posizione di difesa. Si rilassò vedendo l’amico appoggiato allo stipite della porta. Gli passò davanti ed uscì dalla camera.
– Dove stai andando?- gli chiese Michael.
– Nei giardini –
– Vediamo se indovino – si schiarì la voce – ”Altea amore mio sono qui!” E lei ti abbraccia e finalmente vediamo finita questa epopea – disse ridendo.
Aron si scaldò. Michael riconobbe quello sguardo: lo aveva colpito in pieno petto anche stavolta.
– Smettila di prendermi in giro, dopotutto anche tu… – e non terminò la frase, preferì lasciarla in sospeso.
I due amici si guardarono negli occhi. Michael diede una pacca ad Aron sulla schiena e gli sorrise. Rimase a guardarlo mentre andava incontro ad Altea.
Vide che si incontravano, lei era appoggiata ad un albero, si parlavano… Ridendo fra sé Michael uscì dal palazzo e si diresse verso l’infermeria.

Altea vide Aron camminare verso di lei. Il cuore le salì in gola. Quanto lo amava, perché era stata così crudele con sé stessa da nascondere una cosa così evidente?
– Ciao – la sua voce calda – Dove stai andando? – le chiese.
Lei lo guardò in quei occhi profondi che conosceva bene, fin da quando era bimba. Sentì la terra mancarle sotto i piedi, e vincendo il muro che lei stessa aveva costruito, disse tutto di un fiato : – Ti amo –
Aron rimase intontito. Non credeva alle sue orecchie. No forse era stata la sua fantasia. Aveva desiderato per così tanto tempo di sentirsi dire quelle parole, di abbracciarla, di sapere che lei era sua.
Si accorse in quell’istante che gli occhi di lei brillavano. Si era vero! Le cinse la vita con le sue muscolose braccia. Lei non tentò di divincolarsi. Non tentò di fuggire. Lo amava! I loro visi si avvicinarono. Altea chiuse gli occhi, le labbra si sfiorarono…
– Ciao Aron! –
Si staccarono di scatto, allontanandosi l’uno dall’altra. Sentendosi colpevoli. Come bambini colti con le mani nella marmellata.
Solo in quell’istante Kahel e Teti si accorsero di “cosa” era accaduto e che “cosa” avevano appena interrotto.
Aron per togliersi da quell’imbarazzo si mise a chiacchierare con l’amico, proponendo alla comitiva di dirigersi verso l’infermeria.
Teti e Altea non parlarono durante tutto il viaggio. Teti si sforzò di non scoppiare a ridere.

Ben presto un’infermiera chiese ai guerrieri di uscire dalla camera perché così tanta gente al capezzale di un malato creava seri problemi, non solo alla sua salute ma anche al loro lavoro.
Fides decise di rimanere accanto ad Araxe, lo aveva promesso ad Eos.
Michael decise di approfittare della situazione e si avvicinò ad Alyah, la toccò per un braccio attirando così la sua attenzione. Rimase ammutolito vedendo lo sguardo incuriosito di lei che attendeva una parola. Lui le prese la mano e l’espressione di lei si mutò in stupore. La fissò negli occhi. Deglutì e si preparò a parlarle…
In quell’istante il ponte levatoio si aprì e rientrò il Mago, il quale spronò la sua cavalcatura e si avvicinò alla Principessa.
– Venite. Ora dobbiamo parlare – scese da cavallo e si incamminò con Alyah all’interno del palazzo.

– Fides! – lo chiamò Alyah correndogli incontro.
– Salve Principessina – le rispose scherzosamente mimando gli inchini che facevano i giocolieri di corte alle feste – Stavo cercando mio fratello, l’avete visto?-
– Si – rispose lei facendo un inchino, in risposta allo scherzo di lui – Era con la principessa del castello –
– Oh! Allora non lo disturberò di certo!- poi guardò Alyah che gli camminava accanto sorridendo – Andiamo a trovare Araxe in infermeria?-
– Si, certo – sorrise lei.
Lo trovarono ancora privo di sensi. Aveva avuto la febbre alta tutta la notte. Ora però era scesa. Accanto a lui vi era Eos.
– Eos, tesoro – le disse Alyah accarezzandole i lunghi capelli chiari –Non sei ancora andata a riposare?-
– No – rispose lei stringendo dolcemente la mano bendata di Araxe.
– Vai a dormire. Ora rimaniamo noi con lui – le disse Fides.
La fanciulla acconsentì, prima di alzarsi dalla sedia baciò la mano del suo cavaliere, ed uscì.

Anche Tmolus ed Asteria si stavano recando all’infermeria.
– Posso chiederti una cosa? – domandò lei.
– Prego – disse lui avvicinando viso a quello di lei, come per confidare un segreto.
– Fides è tuo fratello… Perché non vi assomigliate? –
– Abbiamo madri diverse. Mio padre era un gran rubacuori –
– Come il figlio?- continuò lei fissandolo direttamente negli occhi.
– Anche – rispose – E voi? Perché lasciate che sia il Mago a comandare il vostro castello?-
– Non mi sono mai interessata di politica ed economia, non saprei proprio come gestirlo. Preferisco passare le mie giornate occupandomi della direzione dei lavori domestici. Non ho mai amato studiare, li trovo così noiosi tutti quei numeri…Non sono certo interessanti come filtrare – tornò a fissare gli occhi neri del guerriero per cercar di capire se era riuscita ad ottenere qualcosa parlandogli con così tanta sincerità.
Tmolus era considerato da tutti un ottimo guerriero, ma veniva ripreso da Altea per via di un grande difetto che spesso lo distraeva dai propri compiti: non era capace di resistere ad una bella donna.

@Hayez

– Emantus… amore… cos’hai?- chiese Esperia all’amato vedendo il suo sguardo perso nel vuoto. Lui si voltò, le accarezzò il viso e le sorrise. Tornò a fissare l’orizzonte, oltre le mura.
– Non mi meriti Esperia – disse infine
– Ma cos…-
– No, lasciami parlare. Ho perso il mio Regno. Mio padre è stato barbaramente ucciso e il mio onore infangato. Non ho difeso i confini come tuo padre … Il RE mi aveva chiesto. Ho fallito la mia missione. Sono solamente un perdente e non ho pace dentro al mio cuore: voglio vedere Austro morto, ma non posso combattere contro di lui ora! Siamo bloccati qui!-
E strinse le sue mani a pugno. I suoi occhi erano pieni di rabbia, di rancore ma anche di una grande sofferenza.
Esperia abbassò lo sguardo, iniziò a piangere senza volerlo e proprio per questo si odiò ancora di più.
– Mi sono sempre lamentata – iniziò a parlare – Sono sempre stata così stupida ed egoista tutti si aspettavano una partecipazione più attiva nelle questioni politiche ed economiche del Regno… io non ne volevo sapere, la guerra era reale e pericolosa ma preferivo far finta di non vedere la realtà. Scappavo dai miei compiti. Mio padre aveva bisogno di me ed io scappavo anche da lui… in realtà non ho mai fatto niente altro che scappare da me stessa, da ciò che ero diventata, tutto perché mi odiavo… Emantus tu non sei un perdente, hai sempre preso sul serio i tuoi doveri e ti sei sempre impegnato a portare a termine i tuoi compiti. Io invece sono sempre stata viziata. Sono solo una principessa di nome ma non di fatto –
– Esperia – le sollevò il viso rigato di lacrime e la fissò con quello sguardo speciale. Esperia lo sapeva: nessun altro uomo esistente l’avrebbe mai guardata con quegli occhi.
– Ti prometto che ora cambierò! Voglio diventare fiera del mio titolo nobiliare! – disse Esperia poco prima che lui la stringesse a sé e che la baciasse con quelle sue labbra calde e dal delizioso sapore dolciastro.

-Che pace! – inspirò dell’aria – Sembra che la guerra non esista affatto! – esclamò Altea prima di fermarsi di scatto e di prendere Alyah per un braccio – Cambiamo strada –
Alyah la seguì senza reclamare avendo visto anche lei giungere Kahel e Teti dolcemente abbracciati.
Osservò attentamente il viso di Altea ma non scorse nessun segno di sofferenza.
– Strano – non voleva farsi sentire ma il tono di voce le risultò un po’ alto.
– Cosa?- Altea la guardò incuriosita
– Non ti dispiace? –
– Che cosa?-
– Io credevo che ti piacesse Kahel – ammise infine Alyah
Altea scoppiò in una risata, poi asciugandosi le lacrime la guardò.
– Non hai ancora capito che io voglio bene ai miei guerrieri in modo del tutto identico?-
– Ma non è così per loro, Aron ti ama – Alyah si morse il labbro ma ormai era troppo tardi, lo aveva detto. Osservò il viso della compagna cercando di scorgere le emozioni che provava.
Altea rimase in silenzio. Gli occhi abbassati sulle mani che giocavano con le pieghe del vestito.
Già da molto tempo si era accorta che c’era qualcosa di strano nel comportamento di Aron, ma aveva fatto di tutto per rifiutare la verità.
Ora Alyah gliel’aveva messa di fronte e lei non sapeva come reagire, perché dopotutto amava Aron. Ma aveva sempre soffocato i propri sentimenti a favore del ruolo che ricopriva. Come poteva essere un buon comandante se si faceva accecare dall’amore?
Alyah capì che dentro il suo cuore si stava combattendo una battaglia. Decise quindi di lasciarla sola.
Poco prima aveva notato Fides che camminava tra gli alberi, decise di raggiungerlo.

Nel pomeriggio le due sorelle uscirono dalle loro camere riposate e vestite con deliziosi abiti offerti dalle dame del palazzo.
Avevano parlato a lungo.
Alyah aveva raccontato alla sorella ciò che le era stato detto da Crise e da loro Padre riguardo il destino che le aspettava.
Stavano ancora chiacchierando animatamente quando incontrarono nel corridoio il comandante.
Entrambe si zittirono e rimasero a fissarla.
– Perché mi guardate così? – chiese Altea
– E’ la prima volta che ti vedo indossare abiti femminili – rispose Alyah stupita dalla bellezza celata dall’armatura. I capelli rosso fuoco erano sciolti e ricadevano come un velo ad incorniciare il viso. L’abito, rosso anch’esso, risaltava le sue forme .
– Vedo che vi siete svegliate – le interruppe Asteria. Camminava verso di loro in compagnia di Tmolus.
-Si. Grazie per gli abiti principessa – Esperia rispose con un piccolo inchino.
– Di niente – e le squadrò da capo ai piedi – Se cercate il Mago, non lo troverete. Ora sta terminando il giro di controllo delle mura. Tornerà verso sera. Credo –
– Grazie – continuò Esperia – Con il vostro permesso usciremmo nei giardini del palazzo –
– Prego e buona passeggiata –
Si salutarono lasciando così soli Asteria e Tmolus.

L’erba era ancora verde e deliziosi fiori invernali ricoprivano qua e là i prati. Gli alberi erano spogli e le loro foglie ricoprivano i vialetti non curati.
– Esperia guarda! – disse Alyah alla sorella – Non è Emantus? – ed indicò un uomo voltato di spalle che guardava il cielo.
– Si – rispose lei sorridendo e corse da lui.
– Che carini – sussurrò a bassa voce Alyah allontanandosi da loro in compagnia di Altea.

@pixabay.com

 

All’interno delle mura del castello regnava una pace magica.
Nascosti dalle illusioni del mago i cittadini sopravvivevano col poco che riuscivano a coltivare ed allevare. I granai erano ancora pieni dell’ultimo raccolto.
Una piccola oasi in mezzo alla tempesta.

 

 

 

Araxe fu portato in una stanza secondaria adibita ad infermeria, e curato. Eos rimase al suo capezzale.
Alyah, Esperia ed Emantus furono condotti in una sala adibita alle riunioni.
Gli altri cavalieri vennero curati e rifocillati.

@Kvinnor Fantasy

– Prego accomodatevi – disse un uomo di piccola statura con barba e baffi bianchi. Indossava una veste color blu notte. Indicò ai suoi ospiti le sedie libere.
– Io sono il Mago. Voi siete le principesse di Alioth suppongo –
– Si. Volevamo ringraziarla per il suo provvidenziale aiuto – disse Esperia mantenendo la sua regalità nonostante l’aspetto dimesso.
– Di nulla, Maestà. Vedo che siete stanche e provate dalle situazioni passate, perciò il discorso che volevo farvi verrà spostato in un altro momento –
La porta dietro di lui si aprì, entrò una fanciulla dai lunghi capelli neri e ricci raccolti in una treccia, indossava un vestito color lavanda che metteva in risalto le sue prominenti forme.
– Vi presento Asteria, la principessa del castello –
– Piacere – le salutò – Prego seguitemi, vi condurrò nelle vostre camere –
Le condusse in un corridoio illuminato e molto arioso, spiegò come orientarsi all’interno delle mura e assegnò loro delle domestiche.
Le stanze erano accoglienti e ricche di arredi.
Ad attenderle vi erano delle vasche in legno colme d’acqua calda e profumate di oli essenziali.

Dopo le privazioni passate ad Alyah sembrò innaturale immergersi nella vasca, si sentiva in colpa nei confronti di tutte quelle persone che non era riuscita a salvare nel corso del loro viaggio. Per coloro che erano morti nei villaggi, per chi ancora era prigioniero nei castelli.

Alioth ψ Il Regno

Fu nella lunga estate di passaggio dalle superiori all’università che scrissi questo racconto.
La trama è permeata dalla passione per Tolkien e Lodoss War .
Gli appassionati troveranno molte citazioni.
Il racconto ruota intorno alle vicende di due donne cresciute in ambienti completamente differenti: Esperia, la principessa viziata, ed Alyah ,l’Oracolo del tempio cresciuta quasi isolata dal suo popolo.
Compiranno un viaggio in compagnia di Altea, fiera donna comandate, e delle sue guardie.
Conosceranno la paura, la sofferenza, l’amore e l’amicizia.
Diventeranno adulte.
Pronti a crescere con loro?

L’indice del racconto lo trovate qui Alioth ψ Il Regno .

Alioth ψ Il Regno – 61

L’indice del racconto lo trovate qui.
***

Il drago sorvolò nuovamente il gruppo. I cavalli si stavano agitando.
I soldati avanzavano spediti e loro gli stavano andando incontro. Diretti verso la morte.
Uno di questi alzò la spada ed urlò:
– Altea! –
Era Tmolus e i soldati dietro di lui erano i guerrieri del Mago. Il buon Tmolus ce l’aveva fatta!
Fermò il proprio cavallo accanto a quello di Altea e lo fece voltare.
I soldati gli passarono accanto correndo verso il nemico da fronteggiare.
– Seguitemi! Vi condurrò al castello. Abbiamo già incontrato Alyah strada facendo ed ora si trova là al sicuro. Sbrighiamoci! Siamo pochi e dobbiamo già battere in ritirata! –
Detto ciò tutti seguirono l’amico.
Cavalcarono tra i boschi e superarono il fiume guadandolo in un punto meno profondo.
Giunsero ai monti.
Notarono che non vi era un passaggio dove Tmolus li aveva condotti, ma solo rocce.
Tmolus fermò il cavallo a dedita distanza e fece segno agli altri di fare lo stesso.
– Tmolus. E il castello? – chiese Altea
– E qui – disse lui sfoderando il suo sorriso migliore.
Nello stesso momento in cui lui rispose la roccia scomparve ed al suo posto un ponte levatoio si aprì.
Entrarono sconcertati guardandosi attorno.
Era il castello del Mago.


Alyah uscì correndo da una porta secondaria del palazzo.
Si fermò vicino al cavallo di Emantus.
Esperia la guardò negli occhi. Scese da cavallo ed aprì le braccia per stringerla.
– Sorella?! – disse con un filo di voce – Non ero sicura… cioè non credevo… invece… –
Non riuscirono a parlarsi.
Iniziarono a piangere dalla felicità.
Avevano tante cose da dirsi.
Tanti dubbi da condividere.
Ma in quel momento per loro era più importante distruggere quel muro che gli altri avevano creato con le loro bugie.
E il pianto era la miglior cura per i loro cuori.

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