Le colonne sono rosso carminio, il color preferito del Patrigno.
Corro per le scale rischiarate del fuoco delle torce accese.
Sono rossa in volto, col fiato corto.
Lui mi insegue.
Dalla Torre son fuggita.
E giù nei sotterranei sto andando.
Sempre più vicino. Sempre più vicino.
Sento la sua mano sfiorarmi i capelli sciolti.
Gli sfuggo.
Al centro della sala una colonna spezzata con la mia corona.
Di cristallo è fatta. Azzurra risplende, nel rosso e nel nero.
La prendo, mi volto.
Lui è lì.
Col suo mantello rosso.
La spada sguainata.
Gli occhi iniettati di sangue.
Il viso una maschera di furore e pazzia.
Il Gargoyle di pietra, che di pietra non è, lo scaraventa lontano.
Il lupo mannannaro, che invece di pietra è, lo atterra.
Al mignolino porta un anello di rame, enorme, con una sfera che racchiude un cielo stellato.
Mi guarda, l’uomo lupo, e mi incita a fuggire.
Così scappo.
Risalgo alla luce diurna.
Tutto è colore.
Bianco, azzurro, rosa.
Un auto mi aspetta.
Il Lupo la guida, ma lupo non è.
E’ un uomo.
Mi porta alla casa della nonna di Cappuccetto Rosso.
E lì ritrovo i miei tre fratellini, i tre porcellini che maialini non sono.
Finalmente mi addormento in una camera bianca e lontano sento il mare.